CONVIVERE CON LA “MAFIA”…………………..

ERA LUNARDI, NON SCAJOLA IL MINISTRO DELLA "DICHIARAZIONE" "DI CONVIVENZA":
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I pm: regalo ai boss. Violante: se ne vada
E a Palermo esplode la rabbia delle vittime

"Convivere con la mafia"
Lunardi nella bufera

di FRANCESCO VIVIANO e ALESSANDRA ZINITI

 

PALERMO – Un ministro della Repubblica afferma pubblicamente che "con mafia e camorra bisogna convivere e i problemi di criminalità ognuno li risolva come vuole" e a Palermo esplode la rivolta di familiari delle vittime e magistrati. A poco serve, in serata, la correzione di tiro di Pietro Lunardi: "La mia battuta è stata forse imprecisa o infelice. Lo Stato combatterà la malavita organizzata con impegno sempre crescente ma non è onesto illudere i cittadini sulla possibilità di sanare dall’oggi al domani questi mali profondi della nostra società".

Il centrosinistra chiede le dimissioni di Lunardi. Dice Violante: "Un ministro che dice queste cose non può restare al suo posto. Non era mai accaduto che si lasciasse intendere un patto così esplicito tra potere politico e mafia". La maggioranza si schiera compatta al suo fianco. Spiega Gianfranco Miccichè: "Nessuno pensa di non lottare contro la mafia, tuttavia Lunardi ha sostanzialmente ragione: non si ferma la mafia con il blocco degli appalti".

A Palazzo di giustizia, i magistrati si dicono "sconcertati, preoccupati, allarmati". Primo fra tutti il sostituto procuratore Antonino Ingroia, della Direzione Distrettuale Antimafia di Palermo, che fu braccio destro del giudice Paolo Borsellino. Ad Ingroia le affermazioni di Lunardi sembrano messaggi rassicuranti per i boss latitanti ed in carcere. "Da magistrato che si occupa di indagini di mafia e che ha vissuto la propria esperienza professionale accanto a magistrati come Falcone e Borsellino uccisi dalle bombe mafiose non posso che essere allarmato da una dichiarazione pubblica di un rappresentante del governo che dichiara che bisogna convivere con la criminalità organizzata; mi auguro che questa dichiarazione non esprima il punto di vista del governo e mi chiedo cosa potranno pensare di queste affermazioni i boss mafiosi ancora latitanti, gli uomini delle forze dell’ordine impegnati sul fronte antimafia ed i familiari delle vittime delle mafia".

Aggiunge Ingroia: "È proprio lo spirito di convivenza con la mafia che in questi decenni ha consentito a Cosa nostra di diventare l’organizzazione criminale più pericolosa in Italia al punto di trasformarsi in una macchina da guerra ed in un vero e proprio potere criminale che ha costantemente cercato i rapporti con la politica e con le istituzioni".

Anche l’Associazione nazionale magistrati replica a muso duro. Il presidente dell’Anm di Palermo Massimo Russo dice: " Se queste parole sono state dette, vanificano in un attimo il sacrificio dei tanti servitori dello Stato che sono morti per affermare la legalità nel nostro Paese e non vorrei che queste parole venissero intese da qualcuno come la riproposizione del famoso "tavolino" attorno al quale, fino a qualche tempo fa e forse anche adesso, politici, mafiosi e imprenditori si spartivano finanziamenti pubblici e appalti".

"Affermazioni gravi e irresponsabili – gli fa eco il collega Gaetano Paci – perché danno piena legittimazione alle organizzazioni criminali e delegittimano invece le forze di polizia e la magistratura, impegnate a combatterle". Anche il procuratore nazionale antimafia, Pierluigi Vigna, critica le dichiarazioni del ministro mentre da Pina Maisano, vedova dell’imprenditore Libero Grassi, ucciso dalla mafia proprio per il suo rifiuto a convivere con Cosa Nostra, parte un appello al presidente della Repubblica Ciampi: "Ci dica se con la mafia dobbiamo convivere o conmorire, ci dobbiamo arrangiare o dobbiamo credere nella legalità".

(24 agosto 2001)
 

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